Alfa-Mannosidosi

Che cos'è?

L’alfa-mannosidosi è una patologia ultra-rara da accumulo lisosomiale, con una prevalenza mondiale stimata di 1-2 individui affetti ogni 1.000.000 di nati vivi. Si trasmette per via ereditaria ed ha un andamento progressivo ed invalidante che, in bambini e adulti, può causare deformazioni dello scheletro, deformità facciali, perdita dell’udito, ridotte capacità cognitive, problemi del sistema immunitario (che significa, per esempio, la possibilità di contrarre infezioni più facilmente), problemi di salute mentale e comportamentali.

Qual è la causa?

L’Alfa-mannosidosi è causata da mutazioni ereditarie in un gene chiamato MAN2B1. Si tratta di un gene recessivo, ovvero per manifestare la malattia il bambino deve avere due geni difettosi, ereditati uno dalla madre e uno dal padre.

Il gene MAN2B1 fornisce istruzioni per creare un enzima chiamato alfa-mannosidasi. L’enzima lavora nei lisosomi che sono degli organelli all’interno della cellula capaci di degradare e riciclare materiali complessi. Nei lisosomi l’enzima aiuta a degradare le molecole di zucchero chiamate oligosaccaridi. Quando in questo gene sono presenti delle mutazioni specifiche, l’enzima non viene prodotto correttamente e il risultato è che una persona non è in grado di riciclare correttamente gli oligosaccaridi. Di conseguenza, queste molecole chimiche parzialmente disintegrate rimangono immagazzinate nelle cellule e si accumulano nel tempo, causando un danno progressivo ai tessuti.

Malattia progressiva ed eterogenea

I sintomi dell’alfa-mannosidosi possono variare notevolmente da una persona all’altra, sia come tipologia di sintomi che come gravità di presentazione.  Spesso, i sintomi iniziano da bambini, con  problemi nello sviluppo delle competenze linguistiche e difficoltà di apprendimento, problemi all’udito  e frequenti infezioni. L’andamento della malattia è progressivo nel tempo, guidato l’accumulo progressivo degli oligosaccaridi non degradati delle diverse cellule dell’organismo. La velocità della progressione di malattia è anche questa variabile da paziente a paziente.

Esistono delle forme rapidamente progressive molto gravi, con un coinvolgimento neurologico precoce e severo ed un esito fatale nei primi anni di vita. Nelle altre forme di malattia, la malattia progredisce negli anni, limitando l’autonomia e la qualità di vita delle persone affette.

Manifestazioni iniziali

infezioni ricorrenti delle prime vie respiratorie e otiti; perdita dell’udito. Ritardo nell’acquisizione del linguaggio. Può manifestarsi idrocefalo nel primo anno di vita. Problemi scheletrici.

Seconda decade di vita

Progressivo deterioramento delle funzioni mentali, del linguaggio e del controllo della funzione motoria con frequente atassia (problemi di equilibrio). Anomalie dello scheletro e poliartropatia degenerativa, associata a dolore invalidante. Possono insorgere disturbi di tipo psichiatrico.

In età adulta

Grave compromissione dal punto di vista neuro-cognitivo e dell’apparato muscolo-scheletrico. I pazienti non riescono a essere totalmente indipendenti dal punto di vista sociale. Le infezioni sono meno frequenti ma più gravi e potenzialmente fatali.

La diagnosi

La diagnosi tempestiva dell’alfa-mannosidosi è importante; esistono terapie specifiche che hanno maggiore beneficio se iniziate precocemente. 

I sintomi dell’alfa-mannosidosi possono essere inizialmente confusi con quelli di altri disturbi medici: è importante parlare al proprio dottore di tutti i sintomi che vengono notati nei propri figli.

Il medico può consigliare di consultare uno specialista in malattie metaboliche e/o un genetista clinico, i quali hanno maggiore familiarità con questa rara condizione. Questi specialisti, qualora ci siano i criteri, possono raccomandare i test da effettuare per confermare o escludere la diagnosi di alfa-mannosidosi.

Il rilievo della concentrazione di oligosaccaridi nelle delle urine è solitamente il primo esame eseguito nel sospetto diagnostico; l’aumentata concentrazione di queste sostanze è suggestiva di alfa-mannosidosi. Il medico esegue poi l’analisi dell’attività enzimatica, che se risulta ridotta rappresenta una conferma diagnostica. Può essere poi richiesto il test genetico.

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